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mercoledì 27 gennaio 2016

Un neonato al cinema. Storia di uno strano episodio.

Domenica sono andata al cinema con il Capobranco. Raramente ci concediamo questo lusso (si ormai è un lusso...) ma grazie a un magico incastro siamo riusciti ad avere un paio d'ore per noi senza figli e abbiamo deciso di dedicarle ad una delle attività che amiamo fare di più e che ci mancano di più.

Mangiare pop corn e vedere un film è il massimo della gioia

Così abbiamo deciso di guardare Revenant con Leonardo Di Caprio. Vi risparmio commenti sul film non voglio spoilerare niente ma vi assicuro che è un film abbastanza violento, cupo e soprattutto lungo, dura infatti più di due ore e mezza. Mentre eravamo seduti e il film era appena iniziato le nostre orecchie bioniche di genitori hanno captato un suono strano ma familiare. Sembrava il pianto molto sommesso di un bambino "cavolo" ho pensato "gli effetti sonori sono molto realistici!" Ma dopo poco il pianto è ricominciato così mi sono voltata e ho visto una scena che vedo ogni notte riflessa nello specchio di casa mia: c'era una mamma che cullava un piccolo di poco più di tre mesi. Quando eravamo più giovani e senza figli io e mio marito andavamo al cinema anche due volte a settimana era bello e rilassante e dava spunto per riflessioni e commenti era anche un ottimo modo di trascorrere la serata con amici. Ma da quando ci sono il Gremlin e Mollichina questa consuetudine si è persa. Riusciamo a rosicchiare momenti di libertà ogni tanto e ci inebriamo della libertà di andare a vedere un film violento, bere Coca Cola e mangiare Pop Corn che sanno di burro fritto.
Mai, mai, mai avrei pensato di portare uno dei due al cinema. Anche se piccolo, anche se allattato, anche se dormiente. Vedere quella scena mi ha da un lato intenerito ma dall'altro fatto riflettere. Quando si diventa genitori si fanno anche dei sacrifici. Un luogo chiuso, pieno di persone, di rumori forti e di scene veloci non mi sembra il luogo adatto per un bambino così piccolo. Eppure devo ammettere che il frugoletto è stato pressocchè tranquillo per tutta la durata del film (abbiamo sentito qualche breve pianto ogni tanto ma niente di fastidioso). Però ho cercato di guardare oltre e ho capito che alcuni genitori tentino comunque di non modificare di una virgola la propria vita. Con questo non voglio giudicarli magari era il loro primo tentativo magari non lo rifaranno più o lo rifaranno e la prossima volta il bambino piangerà per tutta la durata del film, ma il problema è: si deve modificare il proprio comportamento, le proprie abitudini per un figlio piccolo o è lui che si deve adeguare ai nostri ritmi, ai ritmi della famiglia? Ammetto di avere due figli pieni di energie e vitalità e mai avrei pensato di portare il Gremlin in un cinema a tre mesi (sarei stata allontanata come la peste dopo i primi 5 secondi di proiezione) ma comunque non avrei mai deciso di portarlo. Mi sono accorta che fino a quando mi ostinavo a mantenere la mia vita uguale a sempre pensando che si sarebbe dovuto adeguare lui (il Gremlin) a noi e non viceversa, non solo ho vissuto male ma ho fatto probabilmente vivere male anche lui. Ho scoperto che un lento adattamento reciproco permette a mamma e figlio di vivere meglio, più rilassati e permette a entrambi di imparare a conoscere il ritmo generale della tribù. Li porto in pizzeria o al ristorante e si comportano anche bene, ma non pretendo di farli mangiare alle 14 o di tenerli seduti composti per tutta la durata del pranzo e allora preferisco trovare posti adatti a loro dove possono giocare mentre io mangio (e li controllo), li porto a teatro ma magari invece di vedere la Aida ci guardiamo uno spettacolo di burattini che dura tre quarti d'ora e così via. E poi diciamoci la verità se io vado al cinema voglio stare in santa pace, se devo passare la serata a passeggiare su e giù per i corridoi sto, gratis, a casa mia. Al cinema voglio bere la Coca Cola e voglio mangiare i Pop Corn, voglio tornare a inebriarmi di quella libertà che dura solo un paio d'ore.